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20 marzo 2025

Interventi e commenti

RSPP, un ruolo etico. Riflettere per agire con consapevolezza

Dal Consigliere nazionale AiFOS Nicola Corsano l'invito a riflettere sui principi etici fondamentali che non devono mai essere trascurati

RSPP, un ruolo etico. Riflettere per agire con consapevolezza

Da molti anni mi occupo della formazione di RSPP e soprattutto del loro aggiornamento.

RSPP interni o esterni che siano, spesso le lamentele riferitemi sono inerenti a divergenze o incomunicabilità con i dirigenti o il datore di lavoro che vedono la salute e la sicurezza sul lavoro come un costo incomprimibile o un impedimento all’attività imprenditoriale.

Cosa fare a questo punto? Abbandonare le armi o cogliere l’opportunità per essere parte attiva del cambiamento della cultura aziendale, consapevoli dell’importanza del proprio ruolo?

La “cultura” è la spina dorsale che determina il modo in cui un’azienda si comporta e si relaziona con lavoratori, clienti e fornitori e, a seconda di come viene definita e elaborata, può diventare il motore del progresso oppure essere un ostacolo al cambiamento.

Veramente il datore di lavoro non capisce e il dirigente non vuol capire, o è l’RSPP che non sa spiegare correttamente perché introdurre dei cambiamenti?

Vi è mai capitato di domandarvi se quello che state facendo in un determinato momento lo state facendo nel modo giusto e nella maniera più efficiente ed efficace? Se facendolo diversamente potremmo ottenere un risultato migliore? “Solo ciò che si misura si può migliorare” diceva Lord William Thomson Kelvin nel corso della rivoluzione industriale.

I risultati in materia di salute e sicurezza sono facilmente individuabili e misurabili (KPI: Key Performance Indicators o più nello specifico SPI: Safety Performance Indicators). Qualunque sia l’acronimo scelto, tali indicatori possono essere suddivisi in due categorie: lagging (tardivi, reattivi) e indicatori leading (anticipatori, proattivi). La tendenza a guardare solo i dati lagging (a posteriori) tramite i tassi di infortuni non ci fa andare avanti. È necessario cambiare il modo di pensare e smettere di guardare nello specchietto retrovisore: guardiamo avanti e indichiamo la meta che vogliamo raggiungere, piuttosto che cercare di allontanarci da dove eravamo.

In ambito lavorativo è essenziale mettere in discussione tutto continuamente.

Quando qualcosa inizia a non andare per il verso giusto, mi metto sempre di discussione, è utile capire dove (eventualmente) si sta sbagliando, per imparare.

Prima però è necessario esplorare altri aspetti, come ad esempio se ero nell’ambiente giusto; se in un determinato ambiente potevo ottenere i risultati a cui auspicavo; se mi sono impegnato costantemente; se ho lavorato in modo strutturato; se avevo le competenze e le conoscenze necessarie per arrivare a quel risultato, se sono partito convinto di riuscire o già dubitavo di me; o se ciò che dovevo ottenere era in accordo con i miei valori.

Già rispondendo a queste domande, quelli che prima potevano sembrare dei “fallimenti” ora sono ottimi punti di partenza per migliorarci, correggere la rotta e indirizzarci più agevolmente all’obiettivo.

Gli RSPP hanno spesso percorsi formativi e professionali differenti, così come sono molto diverse le motivazioni che portano interpretare tale ruolo: non sempre si tratta di una scelta, qualche volta si tratta di opportunità colte al volo, talvolta di imposizione.

Ma gli RSPP sono consapevoli del ruolo etico della propria professione? È una domanda che porgo ai discenti ad ogni corso.

Per rispondere è necessario ripassare il significato di “etica”: è quel ramo della filosofia che si occupa più specificamente della sfera delle azioni buone o cattive e non già di quelle giuridicamente permesse o proibite o di quelle politicamente più adeguate (fonte: Enciclopedia Treccani).

I principi dell'etica variano a seconda della professione e del contesto lavorativo in cui vengono applicati e sono caratterizzati anche da forti connotazioni personali: ciò che è considerato un valore fondamentale per una persona o un'azienda potrebbe non esserlo per un'altra. Indipendentemente dalle opinioni personali, esistono però valori universali che dovrebbero essere sempre presenti in qualsiasi contesto professionale. 

Uno dei principi etici fondamentali, indipendentemente dal tipo di lavoro, è il rispetto della salute, della vita, della diversità, dei ruoli, del prossimo, dell’ambiente, delle regole, così come della norma, di una prescrizione o di una limitazione. Tutto ciò con la consapevolezza che nel nostro lavoro il “cliente” non ha sempre ragione.

Un secondo principio etico è la cooperazione, essenziale soprattutto perché il ruolo di RSPP richiede una continua interazione con altre figure professionali o la partecipazione a lavori di gruppo.

La comunicazione: un RSPP interagisce con altre persone sul posto di lavoro e deve imparare a esprimersi, deve sviluppare l'ascolto attivo, mostrare empatia verso i colleghi e gestire i conflitti in modo costruttivo. Un atteggiamento appropriato può fare una grande differenza.

La professionalità è probabilmente la qualità alla quale pensiamo più frequentemente quando ci riferiamo all’etica professionale. Essere professionali significa prendere sul serio il proprio lavoro e metterci tutto l’impegno possibile per giungere a un obiettivo, conoscere bene il proprio lavoro e ciò che si sta facendo. In caso di pericolo per la salute o per vita notificarlo al datore di lavoro o al cliente od altre autorità.  Basare il giudizio professionale su principi scientifici riconosciuti. Non distorcere, alterare o nascondere i fatti.

Ma essere professionali significa anche riconoscere i propri limiti: non deve mai essere un problema chiedere aiuto quando non si riesce a completare un compito da soli.

Infine, l’onestà: accettare solo incarichi per i quali possiedono adeguate conoscenze ed esperienze o si dispone di assistenza specialistica qualificata. Sottoscrivere esclusivamente documenti approntati da sé o da altre persone sotto la propria direzione e controllo. Riconoscere i propri errori.

L’RSPP è un ruolo che prevede un obbligo morale verso sé stessi e al contempo un obbligo morale verso gli altri lavoratori per lo scopo finale di evitare sofferenze fisiche e mentali salvaguardando il benessere del lavoratore insieme a quello della propria impresa.

Questa riflessione intende muovere la consapevolezza che la vita, la salute e il benessere degli individui possono dipendere dall’interpretazione del proprio ruolo di RSPP.

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